Il documentario “American Epic” è un viaggio incredibile e affascinante alle origini della storia della musica americana degli anni ’20. A maggio è stato pubblicato in 3 puntate negli Stati Uniti (su PBS) e in UK (sulla BBC), mentre il 6 giugno è andato in onda tutto il documentario completo.
Columbia Records pubblica venerdì 9 giugno “AMERICAN EPIC: The Sessions”, la colonna sonora del documentario diretto da Bernard MacMahon, prodotta niente di meno che da Jack White e da T Bone Burnett con la riproduzione del suono di allora. Più di 20 tra i più grandi artisti contemporanei sono stati invitati a ripercorrere quel passaggio unico e fondamentale che portò la musica nell’era moderna: Alabama Shakes, The Americans, Ana Gabriel, Ashley Monroe, The Avett Brothers, Beck, Bettye LaVette, Bobby Ingano, Elton John, Frank Fairfield, Jerron “Blind Boy” Paxton, Los Lobos, Lost Bayou Ramblers, Nas, Pokey LaFarge, Raphael Saadiq, Rhiannon Giddens, Steve Martin e Edie Brickell, Taj Mahal, Jack White, Willie Nelson e Merle Haggard.
Non è stata fatta una semplice rimasterizzazione ma si è trattato di un’operazione simile alla restaurazione. L’ingegnere del suono Nicholas Bergh ha riassemblato il sistema di registrazione originale degli anni ‘20, ad oggi l’unico esistente al mondo: il sistema consiste di un singolo microfono, un rack di amplificatori alto 1 metro e ottanta, un incisore di lacche per vinili, azionato da un sistema di pesi e carrucole che girano in senso orario.
I musicisti avevano circa 3 minuti per registrare la loro canzone direttamente su disco prima che i pesi arrivassero al suolo. Negli anni 20 questo sistema era chiamato “catching lightning in a bottle” (“catturare i fulmini in una bottiglia”).
Tutte le performance dei musicisti in questo film sono dal vivo. L’audio che potete ascoltare nella colonna sonora è ripreso direttamente dai dischi originali in cui fu registrato, senza mastering ulteriore o tagli.
Per vedere questo sistema unico: https://woub.org/wp-content/uploads/2017/05/Screen-Shot-2017-05-15-at-2.15.46-PM.png
Negli anni ’20 le radio in America iniziarono ad avere sempre più voce in capitolo nel mondo della musica pop, così le case discografiche iniziarono ad abbandonare i loro studi nelle città principali in cerca di nuovi stili e nuovi mercati ed iniziarono ad avventurarsi per montagne, villaggi, ghetti urbani trovando ovunque un’incredibile quantità di talenti. Le registrazioni che vennero realizzate coinvolgevano più gruppi etnici così da dar voce a tutti: cantanti country degli Appalachi, chitarristi blues nel delta del Mississipi, predicatori gospel del Sud, violinisti cajun in Louisiana, batteristi nativi americani in Arizona e musicisti hawaiani. Per la prima volta, una donna che raccoglieva cotone in Mississipi, un minatore in Virginia o un coltivatore di tabacco in Tennessee potevano avere i loro pensieri e le loro sensazioni registrate su disco: per la prima volta l’America poteva riascoltare se stessa su disco.
Legacy Recordings ha pubblicato “American Epic. The Collection”, 5 cd con 100 canzoni per un box set deluxe, e “American Epic: The Soundatrack”, un’antologia di 15 canzoni contenute nella terza parte del documentario andato in onda il 12 maggio.